Il numero “8” sulla carta di identità del
calcio mercato al presidente del Torino, Urbano Cairo non piace. Da qui la
spiegazione nel giorno della presentazione di “Torino Channel” delle mancate mosse
al mercato di riparazione. “Non vale la pena investire su giocatori dal costo
oneroso e dalla carriera corta, meglio puntare sui giovani, su calciatori degli
anni novanta o 2000”. Lucas Castro alla fine è rimasto al Chievo per “colpa” di
quell’otto all’anagrafe e ancor più per i dieci milioni sparati dal Chievo.
“Una cifra pazzesca, assurda per un giocatore che poi non ha fatto faville o
cambiato le sorti della squadra”. “Di centrocampisti oggi ne abbiamo sette in
rosa- aggiunge Cairo sciorinando nomi e numeri come un Bignami da tasca- ne
avevamo nove prima della partenza di Vives e Aramu, abbiamo due giovani, Lukic
e Gustafson da lanciare. Il mercato di gennaio è molto particolare i giocatori
utili restano o partono a cifre folli, quelli disponibili non hanno giocato una
gara o non hanno il passo del campionato ed hanno bisogno di tempo per entrare
nei meccanismi della squadra. Tra campagna estiva ed invernale ho investito
trentaquattro milioni, rispetto ai ventisei dell’anno prima ed i ventuno di tre
anni fa. Il che non vuol dire che ci abbiamo provato fino alla fine e con
giocatori sotto osservazione da un paio di anni, non dell’ultima ora, come
Imbula. Ridendo e scherzando ho speso dieci milioni, abbiamo acquistato il
“Donnarumma” di domani, Milinkovic-Savic, riscattato Iago Falque e di Carlao (ndr ’86) mi dicono un gran bene”. bene. Certe
cifre le avrei spese per un giocatore del ’96 (Machach, 21 anni di proprietà
del Tolosa, ndr) ma non l'hanno venduto.
Su Imbula lo Stoke ha fatto un giochetto di mercato, da un milione e 750 mila
euro per il prestito al momento di chiudere ci siamo ritrovati con un riscatto
obbligato di 15 milioni…e non sta giocando. Comprare per comprare non è da me-
aggiunge Cairo- i soldi li investo al momento giusto e per i giocatori di
prospettiva, non sono obbligato e reinvestirli subito e male”. Concetto che non
fa una grinza. Se mai gli errori sono stati commessi un’estate fa, troppa fiducia
su giocatori fermi da tempo o con problemi fisici, troppe scommesse. “Glik
voleva andar via a tutti i costi, ed è anche stato venduto male per le cifre
che girano oggi, fosse stato per me lo avrei messo nel salotto di casa, Bruno Peres
con il modulo di Mihajlovic non avrebbe mai giocato e l’allenatore mi ha detto
di venderlo per De Silvestri, Maksimovic il 20 di agosto è diventato uccel di
bosco, il mister lo voleva morto volevo evitare situazioni penali pesanti”
sorride Cairo.
L’idea dei tifosi è che
così si punti solo a far plusvalenze (150 milioni nei dieci anni di presidenza) senza la volontà di tenere a lungo i
giocatori per un Toro europeo.
“Il calcio è cambiato,
praticamente tutti cedono prima o poi giocatori eccellenti. Il mercato è così.
L’unica bandiera rimasta è Totti”.
Notizie da Mihajlovic?
Vi siete parlati dopo il mercato?. “Non ho avuto tempo, ha parlato Petrachi, è
tranquillo e assolutamente contento è stato tenuto al corrente del mercato.
Obiettivo?. Abbiamo indicato l’Europa come traguardo in due anni. Crediamoci
fino alla fine, facciamo più punti che nel girone d’andata, per noi già da
record, poi vedremo”.
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