giovedì 2 febbraio 2017

Cairo: Chi c'è basta per l'Europa. Milinkovic-Savic il nostro Donnarumma




 Il numero “8” sulla carta di identità del calcio mercato al presidente del Torino, Urbano Cairo non piace. Da qui la spiegazione nel giorno della presentazione di “Torino Channel” delle mancate mosse al mercato di riparazione. “Non vale la pena investire su giocatori dal costo oneroso e dalla carriera corta, meglio puntare sui giovani, su calciatori degli anni novanta o 2000”. Lucas Castro alla fine è rimasto al Chievo per “colpa” di quell’otto all’anagrafe e ancor più per i dieci milioni sparati dal Chievo. “Una cifra pazzesca, assurda per un giocatore che poi non ha fatto faville o cambiato le sorti della squadra”. “Di centrocampisti oggi ne abbiamo sette in rosa- aggiunge Cairo sciorinando nomi e numeri come un Bignami da tasca- ne avevamo nove prima della partenza di Vives e Aramu, abbiamo due giovani, Lukic e Gustafson da lanciare. Il mercato di gennaio è molto particolare i giocatori utili restano o partono a cifre folli, quelli disponibili non hanno giocato una gara o non hanno il passo del campionato ed hanno bisogno di tempo per entrare nei meccanismi della squadra. Tra campagna estiva ed invernale ho investito trentaquattro milioni, rispetto ai ventisei dell’anno prima ed i ventuno di tre anni fa. Il che non vuol dire che ci abbiamo provato fino alla fine e con giocatori sotto osservazione da un paio di anni, non dell’ultima ora, come Imbula. Ridendo e scherzando ho speso dieci milioni, abbiamo acquistato il “Donnarumma” di domani, Milinkovic-Savic,  riscattato Iago Falque e di Carlao  (ndr ’86) mi dicono un gran bene”. bene. Certe cifre le avrei spese per un giocatore del ’96 (Machach, 21 anni di proprietà del Tolosa, ndr)  ma non l'hanno venduto. Su Imbula lo Stoke ha fatto un giochetto di mercato, da un milione e 750 mila euro per il prestito al momento di chiudere ci siamo ritrovati con un riscatto obbligato di 15 milioni…e non sta giocando. Comprare per comprare non è da me- aggiunge Cairo- i soldi li investo al momento giusto e per i giocatori di prospettiva, non sono obbligato e reinvestirli subito e male”. Concetto che non fa una grinza. Se mai gli errori sono stati commessi un’estate fa, troppa fiducia su giocatori fermi da tempo o con problemi fisici, troppe scommesse. “Glik voleva andar via a tutti i costi, ed è anche stato venduto male per le cifre che girano oggi, fosse stato per me lo avrei messo nel salotto di casa, Bruno Peres con il modulo di Mihajlovic non avrebbe mai giocato e l’allenatore mi ha detto di venderlo per De Silvestri, Maksimovic il 20 di agosto è diventato uccel di bosco, il mister lo voleva morto volevo evitare situazioni penali pesanti” sorride Cairo.
L’idea dei tifosi è che così si punti solo a far plusvalenze (150 milioni nei dieci anni di presidenza) senza la volontà di tenere a lungo i giocatori per un Toro europeo.
“Il calcio è cambiato, praticamente tutti cedono prima o poi giocatori eccellenti. Il mercato è così. L’unica bandiera rimasta è Totti”.
Notizie da Mihajlovic? Vi siete parlati dopo il mercato?. “Non ho avuto tempo, ha parlato Petrachi, è tranquillo e assolutamente contento è stato tenuto al corrente del mercato. Obiettivo?. Abbiamo indicato l’Europa come traguardo in due anni. Crediamoci fino alla fine, facciamo più punti che nel girone d’andata, per noi già da record, poi vedremo”.

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