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Lettera a Rolando Bianchi
Caro capitano, ti rubo due minuti
del tuo tempo prezioso per sottoporti una semplice riflessione. Nei giorni
scorsi,e per l’ennesima volta, dei ragazzini della scuola calcio, pochi tra i
molti che abbiamo che tifano ancora Toro, mi hanno chiesto come mai il loro
capitano non parla mai, non si vede in televisione, non compare sui media. Una
domanda alla quale ho dovuto rispondere con una bugia per salvare la tua
immagine e quella della società. Di chi sia la colpa, chi per primo ha sbagliato,
non è sede né mio interesse. La riflessione che ti sottopongo è una semplice
constatazione: il tuo ruolo impone anche certe scelte, di metterci la faccia in
parole povere. E se non accade quando le cose vanno discretamente bene,
quando?. Il silenzio per un capriccio od una ripicca nei confronti della
società ricade sui tifosi, su coloro che ti hanno eletto capitano e leader
anche senza la fascia al braccio. Non basta tacitare i pochi della Maratona con
una maglietta o una foto di soppiatto, la gente granata è quella che soffre e
crede ancora nei valori del Toro (sempre che, appunto esistano ancora) in tutto
il Paese, a cominciare dai bimbi di 5 anni. Non ricordo a memoria un solo
capitano negli ultimi 30 anni che non abbia messo la faccia, anche nei momenti
più difficili, Gianluca Comotto ai tempi del fallimento per non scomodare
paragoni imbarazzanti come Cravero, Zaccarelli e indietro nel tempo. Mi fermo
qui e nel caso mi autoinvito con i ragazzini della scuola calcio per una foto
ricordo con il suo beniamino, purchè torni a ricoprire il tuo ruolo.
f.b.
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