Prendiamo ad
esempio Juventus e Torino come simboli, estremi di un calcio che rischia il
default da solo, con le proprie mani. Nonostante di voglia non vedere, al di
la' dei richiami di facciata del presidente del Calcio, Platini, la forbice tra
poche squadre ricche, o comunque con rischio di crack puntellato da iniezioni
in milioni o petrodollari dai patron, e le povere, e' al punto di rompersi.
Juve e Toro dunque. La prima ha ripreso la strada tracciata da Giraudo, top
player, spese al top con un piccolo particolare, allora non erano n'è la
Famiglia ne' la Borsa a sostenere gli investimenti ma la capacita di equilibrio
tra entrate ed uscite. Oggi non e' così e non basterà il solo stadio esaurito
ad evitare sorprese. Tra incassi da stadio e Champions entreranno mal contati
70 80 milioni di euro a copertura delle spese vive, stipendi giocatori e spese
di routine di gestione della società dal bilancio gia in rosso. A fine mercato
le cessioni non basteranno per coprire un rosso intorno ai 50 milioni spesi
anche in questa estate. Senza Champions, senza semifinali il rischio default e'
reale ma i dirigenti bianconeri, come sperano prima o poi anche Milan e Inter
tornate in pista, mirano allo strappo, ad un Europa a 12 come ai tempi della
Tirade. basta dirlo e poi forse e' giusto così. Il gap lo si vedrà in
campionato, chi la gamba lunga e chi, almeno dodici squadre corte, cortissime.
Il Toro e' tra queste ma non c' e' da stupirsi. Cairo avrà il braccino corto,
fin troppo oculato ma il calcio oggi impone questo. Chi non ha mezzi deve usare
la fantasia, organizzazione, contatti, anche extra comunitari. Trenta milioni
di euro tra Lega e sponsor bastano...solo per salvarsi, una guerra tra poveri.
Importante e' prenderne atto, tifosi in primis. Meglio una Superlega europea ed
un campionato vero combattuto per chi resta di questo. A chi fa comodo andare
in guerra contro un esercito di Masaniello?
mercoledì 25 luglio 2012
TORO / A Belluno contro la Lazio? Vives, denuncerò chi mi ha calunniato
SAPPADA (BL) “Sono sereno, per altri saranno giorni di
tensione o non dormono la notte io cono in pace con la mia coscienza. Non ho
mai conosciuto nessuno di “quelli” né avuto mai a che fare neppure sul campo”.
Giuseppe Vives, centrocampista granata, attende con impazienza di gettare alle
spalle gli schizzi di fango che si è trovato addosso solo per essere il
capitano di un Bari-Lecce “combattuto fino alla morte tanto che Olivera ci ha
rimesso il legamento crociato”. E’ stato interrogato per cinque minuti, non ha
ricevuto alcun avviso di garanzia, eppure basta poco per sporcare una carriera.
A vicenda chiusa è deciso ad andare fino in fondo assistito dai prorpi legali. Del calcio sporco non ne vuol sapere. “Il presidente Cairo all’epoca ci ha regalato
parole che ci mi hanno fatto molto piacere. Siamo tornati in A e quello che
conta ora è rimanerci”. “Le prime sensazioni sono buone anche se siamo a lavori
in corso, il gruppo non ancora al completo. Giocare in A con la maglia del Toro
per tre anni in B è una sensazione bellissima”.
L’obiettivo?. Centrare la salvezza, 40 punti, il più
presto possibile
E toglierci qualche soddisfazione con una grande. Con la
maglia del Lecce ho battuto la Juve, il Napoli, abbiamo pareggiato con contro Inter
e Milan, se hai fame puoi. Attendo il derby come i nostri tifosi, cercheremo di
regalare una gioia dopo 17 anni di attesa”.
RISCHIO INCIDENTI Notizia a margine del ritiro ormai agli
sgoccioli il possibile spostamento per motivi di sicurezza (tra le due
tifoserie non corre buon sangue) dell’amichevole contro la Lazio in programma
domani alle 15 da Auronzo, allo stadio di Belluno, stessa ora.
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